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Occhialeria bellunese: crisi e possibili soluzioni

Occhialeria bellunese: crisi e possibili soluzioni

Nel corso di un incontro tra l'assessore regionale Floriano Pra e Massimo Colomban, presidente regionale di Sviluppo Italia, è stato tracciato un quadro a tinte fosche dell'occupazione bellunese. 'Le previsioni dicono che quattromila addetti si troveranno in difficoltà', ha dichiarato Pra.

La piccola e media occhialeria è in crisi ormai da tempo. Secondo stime dell'Unione artigiani, nel 2003 le piccole imprese artigiane sono circa 300, diminuite del 10% rispetto all'anno prima, e gli addetti saranno su per giù 1.500, ossia un 15% in meno. È questo il settore che preoccupa più. Aggiungendo quelle di media grandezza, che gravitano sull'Associazione industriali e che dovrebbero aggirarsi sulle 150 con un migliaio di addetti, e le imprese che operano nell'alto trevigiano, i conti potrebbero tornare. Non temono crisi, per ora, i grandi come Luxottica, Safilo, De Rigo, Marcolin.

L'incontro è servito a definire i cosiddetti 'incubatori' in cui 'riciclare' operai senza più lavoro. Gli incubatori altro non sono che contenitori che Sviluppo Italia, agenzia per lo sviluppo voluta dal ministero dell'economia per aiutare i distretti industriali in crisi, acquisterà una serie di immobili da destinare all'apertura di nuove imprese.

Colomban ha spiegato: 'Abbiamo già individuato immobili a Santo Stefano di Cadore, Domegge, Perarolo, Vellai di Feltre che daremo in affitto a prezzi calmierati per consentire l'avvio di nuove attività alternative all'occhialeria, come possono essere la piccola meccanica o la dentistica, e l'insegnamento di nuovi mestieri, come quelli che adesso fanno gli extracomunitari al posto degli italiani. Naturalmente in questo tentativo di recuperare professionalità rientra anche il rilancio del turismo'.

Secondo Colomban la soluzione bellunese potrebbe rappresentare un modello da applicare ad altri distretti in crisi nel Veneto: 'Qualsiasi attività in cui una manodopera, riproducibile all'estero, incida per oltre il 10%, oggi corre il rischio di essere sostituita all'estero. La minaccia viene dalla Cina, ma anche dall'India e dall'Oriente. È chiaro che chi non si internazionalizza, come le quattro grandi occhialerie bellunesi, è destinato a chiudere'.

La Cisl, intanto, propone una grande manifestazione provinciale a Pieve di Cadore per richiamare l'attenzione delle autorità. L'idea sarà discussa in questi giorni con i rappresentanti della Cgil e della Uil, in vista dello sciopero generale di quattro ore proclamato per il prossimo 26 marzo. 'Fare una manifestazione a Pieve di Cadore', spiega Gianvittore Maccagnan, segretario provinciale della Cisl, 'è la nostra idea per lo sciopero del 26 marzo. E sinceramente spero che anche la Cgil e la Uil siano d'accordo. Vorremmo inoltre che a questa iniziativa partecipassero anche i politici e gli amministratori bellunesi. Sarebbe un segnale importante, per tutta la provincia. E comunque, se questa manifestazione a Pieve non si svolgerà in occasione dello sciopero generale, sarà organizzata per uno dei giorni successivi'.

'Nell'ultimo anno', aggiunge Maccagnan, 'sono aumentate le ore di cassa integrazione e le richieste di mobilità. La disoccupazione è in crescita. Le zone maggiormente in difficoltà sono quelle del basso feltrino e appunto del Cadore. A questo punto, serve cercare una diversificazione, con il turismo o la micromeccanica'.

'In un certo senso', conclude il sindacalista della Cisl, 'tendiamo a fasciarci la testa prima ancora di essercela rotta. Ma è anche vero che non dobbiamo sottovalutare questa crisi dell'occhialeria . Altrimenti le conseguenze rischiano di essere davvero pesanti. Siamo ancora in tempo per trovare delle soluzioni. Ma dobbiamo iniziare a discuterne in modo serio'.

(Fonte: Il Gazzettino)

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