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Occhiali e musica

E' l'argomento del pezzo interessante che Daniela Garbillo firma oggi sulla Padania e che vi proponiamo di seguito integralmente. Daniela Garbillo è stata per gli ultimi tre anni Content Manager di Eyesway e ci piace pensare che sia stato il suo trampolino di lancio.

'Difficile trovare qualcuno che non li indossi, per necessità o per piacere. Sono praticamente sugli occhi di tutti. Parliamo degli occhiali. E dal momento che li vediamo o li indossiamo tutti i giorni, così come Umberto Tozzi nel 1980 si chiedeva A cosa servono le mani? noi ci siamo chiesti ' a cosa servono' gli occhiali e abbiamo scelto proprio il mondo della musica per cercare qualche risposta.

Il loro scopo ufficiale è farci vedere meglio o proteggerci dalla luce del sole.
Ma gli occhiali sono molto di più. Sono diventati, ormai, un'appendice del nostro corpo: caratterizzano il nostro viso ma anche il nostro stato d'animo, le nostre particolarità.
Ormai lontani i tempi dell'odiosa definizione di ' quattr'occhi e due stanghette', quelli da vista possono conferire un'aria timida, riservata, ma danno anche un aspetto più intelligente, da intellettuale ( tant'è che c'è chi li porta pur vedendoci benissimo, con le lenti neutre).

Quelli da sole consentono di vedere ma non essere visti, ci rendono misteriosi ma anche aggressivi, in ogni caso, quando li scegliamo, valutiamo anche se aumentano il nostro fascino.

Il passaggio da ' protesi visiva' ad accessorio irrinunciabile è avvenuto, a partire dagli anni Ottanta, grazie alle innovazioni nei modelli, nei materiali, nel design e al fatto che le più importanti griffe del mondo della moda li hanno aggiunti alle loro linee per completare quello che viene definito il ' total look'. E trattandosi di un fenomeno che riguarda gli usi e i costumi, di pari passo è cambiato, si è evoluto, il modo in cui gli occhiali sono stati citati nelle canzoni di molti autori italiani.

Nel 1981, mentre Claudio Baglioni raccontava in Quante volte che non avrebbe mai voluto portare i primi ( da vista), Franco Battiato, nella sua Bandiera Bianca coglieva forse per primo il cambiamento nella percezione comune, e ci offriva una descrizione quanto mai attuale: ' c'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero'.

Nel 1984 gli Stadio facevano indossare gli occhiali ( da vista) alla ' ragazzina' di quindici anni, ' bellina, col suo sguardo garbato e con la vocina', quella a cui bisognava chiedere' chi erano i Beatles?' e i Pooh, inCome sa re mo, si domandavano ' quando i sei continenti saranno più uguali, quando sui documenti avremo gli occhiali ( cioè ci serviranno per leggere), cosa combineremo noi due da grandi, chissà come saremo fra circa vent'anni'.

L'anno dopo, 1985, Luca Carboni dichiarava di perdere la testa per gli occhiali da sole (Solarium). Un vero e proprio inno alla varietà dei modelli, oltre che una maniera particolare di connotare gli occhiali- quali messaggeri d'amore, arriva da Giuni Russo nel 1986, con la canzone che era il retro del 45 giri Alghero e forse per questo non molto nota: Occhiali Colorati.

Il testo diceva: ' Ho letto sul giornale / Amore cerco che risponda con gli occhiali al primo incontro / e mi piace questo insolito messaggio / che diventerà una moda d'abbordaggio / Se porto occhiali a cuore rosso Cina / Ho un impegno eso- tico stasera', mentre indossare una ' lente tonda tonda verde prato' significa ' sono proprio sola, da sola, mi ha lasciato'. E ancora: ' Se porto occhiali a goccia blu cobalto / Sto mettendo a fuoco un nuovo incontro / Lente quadra misteriosa e nera / Gelosa e altera, sinuosa, ti ruberò la sera'. E concludeva: ' Che lungo il mare sfidiamo i raggi del sole / Insieme coi nostri occhiali / Mandiamo messaggi d'amor'.

Occhiali per descrivere stati d'animo, dicevamo, ma non sempre allegri.
I Pooh, ne Il cielo è blu sopra le nuvole del 1992, li facevano indossare alla ragazza' incinta e innamorata', di un uomo già sposato (' sua moglie, fortunata, resta quella là').

Menomale che Elio e le storie tese, nel 1994, ci offrivano una visione completamente diversa degli occhiali, e con il consueto stile demenziale li facevano diventare oggetti ' magici', in grado di rivelarci se una storia è amore vero: ' aiutami tu, regalandomi per il mio compleanno gli occhiali dell'amore / E io ti guarderò con gli occhiali dell'amore / e ti vedrò attraverso le lenti dell'amore / e mi metterò in bocca le stanghette dell'amore / e se si renderà necessario andrò dall'oculista dell'amore / Che mi inizierà ai segreti delle lettere, d'amor'.

E se nella realtà questi occhiali, purtroppo, non esistono, ce ne sono altri che diventano oggetti di culto, specie se si tratta di quelli indossati da un mito della musica, come Elvis Presley. Ligabue, nell'album del 1995, dedicato proprio al ' Re' americano, glieli chiedeva in prestito e in un'altra canzone (Un figlio di nome Elvis) li faceva indossare a qualcuno che voleva celare i propri sentimenti: ' ed ha sempre occhiali scuri dietro cui non si sa mai se piange o ride'.

Poi ci sono gli irriducibili, quelli che li portano sempre, come Irene Grandi, che nel 1994 si trascinava per casa con gli occhiali da sole domandandosi perché (Motivo maledetto), e la ragazza ' strana' degli Articolo 31, quella che beveva birra, fumava e aveva un tattoo sulla schiena, e se li metteva di notte ocprima di' gridare contro il telegiornale'.

Comunque c'è qualcuno che ha dato una sua risposta alla domanda che ci siamo fatti all'inizio. È Samuele Bersani, che nella sua canzone Conforme alla Cee del 2003 scriveva che gli occhiali non servono più ' per vedere, ma per piacere a tutti gli altri'. Che abbia ragione lui?'

(Fonte: La Padania)

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