Aziende in Oriente con cautela
Più che della Sars sembra che l'economia della provincia bellunese, e dell'occhialeria in particolare, sia preoccupata dal panico che questo virus potrebbe creare. La polmonite atipica sta mettendo in crisi l'economia cinese e, di riflesso, quella dell'estremo oriente. Le prenotazioni per i viaggi in quell'area sono crollate. L'Oms (organizzazione mondiale della sanità) avverte che è rischioso recarsi in estremo oriente. Non ci sono più turisti, e anche coloro che siano costretti a viaggiare per lavoro cercano di ridurre al minimo indispensabile gli spostamenti nelle zone più colpite dalla polmonite atipica.
E questa è anche l'unica vera contromisura presa dalla De Rigo di Longarone, che ha uno stabilimento a Hong Kong e uno in Giappone. 'Qui ci sono due dipendenti italiani fissi', spiega Giovanni Pivetta, responsabile marketing dell'azienda di Longarone, 'che per il momento non hanno chiesto di tornare in Italia. Certo è che c'è una limitazione di spostamenti in quella zona. Se non è indispensabile, cerchiamo di evitare di mandare dei nostri dipendenti in quelle zone. Meglio non correre rischi inutili'.
'Per il resto', aggiunge Pivetta, 'il virus della polmonite atipica non ha modificato la nostra normale attività. Abbiamo partecipato agli appuntamenti fieristici di Monaco e in Spagna. E sicuramente saremo al Mido di Milano. Qui per volontà dell'azienda non verranno i nostri due dipendenti che lavorano a Hong Kong'. Conclude Pivetta: 'Fortunatamente il nostro business è frammentato in tutto il mondo. Certo, il mercato asiatico ha una sua rilevanza. Ma non è poi così decisivo. Hong Kong è soltanto una città. E quindi la sua importanza è marginale. Mentre in Cina non abbiamo ancora sfondato'.
È convinto che sulla polmonite atipica si stia facendo dell'allarmismo Roberto Chemello, amministratore delegato della Luxottica, la multinazionale agordina che proprio nel 'Far East' ha uno dei suoi mercati più importanti e dei suoi centri di produzione. 'In fondo, i numeri sono quelli che sono, Finora sono decedute molte persone, ma non tante più di quante non muoiano sulle strade italiane ogni weekend'. Chemello racconta di quel suo dirigente che, rientrato poche giorni fa dall'estremo oriente, ha preferito restare a casa 4 o 5 giorni, in una sorta di quarantena volontaria. Constatato che non aveva neppure un colpo di tosse, è rientrato al lavoro. 'Non glielo abbiamo certo imposto noi, continua l'amministratore delegato di Luxottica, 'ma abbiamo capito e condiviso questa sorta di misura precauzionale. Per il resto, non siamo certo allarmati, anche se seguiamo le vicende della Sars con una certa attenzione'.
'Sì, in Cina abbiamo una fabbrica', continua il braccio destro di Leonardo Del Vecchio, 'e una filiale a Toronto (il Canada è l'altro paese duramente colpito dalla Sars, ndr). Non abbiamo alcun problema, né intendiamo adottare misure particolari, anche perché a breve non sono previsti rientri'.
'Certo', prosegue Chemello, 'dopo quello che è successo non posso dire di fidarmi granché delle autorità sanitarie cinesi. Molto di più però, di quelle italiane, con le quali siamo in contatto. In Italia, si sa, non si riesce a nascondere nulla. Anzi, se gli altri hanno il difetto di nascondere i problemi, noi abbiamo quello di ingigantirli. Il che, in questi casi, è un vantaggio. Ma non mi pare che siamo di fronte a una vera e propria epidemia. Certo, siamo talmente abituati a morire ormai solo d'infarto o di tumore che ogni altra ipotesi ci spaventa. Mi pare ci sia un po' di psicosi in questo senso, che noi non dobbiamo certo alimentare. I contraccolpi alla fiera dell'occhialeria di Milano? Beh, ci aspettiamo un certo calo di visitatori, soprattutto dal Far East. Potrebbe anche essere significativo, ma lo abbiamo messo nel conto'.
Ma non è solo l'occhialeria ad avere contatti con l'estremo oriente. In Cina c'è uno stabilimento dell'Elettrolux Zanussi. Anche la Costan di Limana e la Clivet di Villapaiera (Feltre) hanno relazioni commerciali con quell'area. 'I nostri rapporti', spiega Andrea Pittura, responsabile dell'area asiatica della Clivet, un'azienda che produce materiali per condizionamento, 'si possono quantificare nel 5% del fatturato. Per il momento non siamo così allarmati. Ma va anche detto che, avendo lavori programmati da tempo, le conseguenze si potrebbero far sentire nei prossimi mesi. Tuttavia, se anche dovesse esserci una crisi economica in tutto l'estremo oriente, i contraccolpi per la Clivet non saranno così seri'.
(Fonte: Il Gazzettino ed. Belluno)


