Flaminio Da Deppo, presidente della Commissione Centro Cadore: ''Bisogna tutelare le piccole imprese''
"Le parole di De Rigo sulla presunta fine della nostra occhialeria? Suonano poco corrette e offensive per il Cadore, proprio quando ricorre il 125º anno del Distretto ottico". Stavolta non ha resistito, il presidente della Cm del Centro Cadore e sindaco di Domegge Flaminio Da Deppo, solitamente restio a intervenire pubblicamente sui temi politico-amministrativi anche più delicati. Troppo forte, e a suo parere "doverosa", la tentazione di rispondere alle affermazioni ultra-pessimistiche rilasciate dal senatore domenica scorsa a Belluno, in occasione della "Festa della Libertà" di Forza Italia.
"Da un senatore della Repubblica e rappresentante della politica bellunese", afferma Da Deppo dopo qualche giorno di riflessione, "mi sarei aspettato ben altra considerazione nei confronti della locale realtà delle occhialerie, che non appartiene solo ai grandi gruppi, ma anche e soprattutto alla nostra comunità. Il distretto ottico non è in possesso esclusivo di chi se ne appropria, a seconda delle circostanze, bensì rappresenta il frutto di intere generazioni di artigiani, operai, progettisti e, mi sia concesso, pensatori, che sono riusciti a creare un patrimonio di conoscenza comune a tutti, nell'alto Bellunese, acquisito attraverso sacrifici, apprendistato e, perché no, il guadagno di qualche denaro e un dignitoso benessere. Un'esperienza che non vogliamo svendere, e che merita perciò maggiore considerazione".
Resta il fatto che a un certo grado di difficoltà pur si sta assistendo, specie negli ultimi tempi. "Ma non è certo con l'appropriazione da parte dei grandi gruppi delle conoscenze cadorine maturate nei decenni che si affronta l'attuale globalizzazione, che io preferisco definire come mercato aperto. Sarebbe una tragedia, per il nostro Distretto, ma anche per quello del basso Bellunese. Il metodo suggerito da De Rigo è sbagliato, nel confermarsi interlocutori delle nuove prospettive economiche mondiali. Tanto per tracciare un parallelo, il territorio cadorino è riuscito a difendersi, in un'epoca in cui ci si occupava di ben altro rispetto agli occhiali, da un'altra possibile catastrofe, ovvero la divisione storica delle terre comuni, che alla fine sono rimaste nella disponibilità di tutti. E, per tornare in tema, il danno all'economia locale causato dalla dispersione del know-how acquisito, a lungo termine si rivelerebbe un disastro non solo per le piccole realtà del Cadore, ma per le stesse grandi aziende".
Eppure il sistema dell'occhialeria locale, al di là delle parole di De Rigo, dovrebbe avere il coraggio di mettersi in discussione, per adeguarsi ai tempi. "Un concetto democratico di mercato presuppone la libera circolazione anche delle informazioni riguardanti il processo produttivo: piuttosto che la recita del requiem per la piccola occhialeria, mi sarei aspettato ben altro da un senatore, per di più addetto ai lavori. Per esempio, riprendere le proposte di legge sul made in Italy, ben quattro attualmente, presentate tra il 2001 e il 2002 ma ancora ferme in Parlamento. Riguardano in particolare alcuni distretti produttivi locali, ma nessuna sembra far preciso riferimento all'occhialeria. Eppure è necessario che, in un mercato a crescita aperta, ad essere tutelati siano innanzitutto fenomeni di accumulazione di conoscenze tecniche e produttive come quello che ci riguarda direttamente. A questo proposito, risulterebbe utile formulare una distinzione. Facciamo in modo che solo chi realizza in Italia almeno il 90% del proprio prodotto, possa fregiarsi del diritto di marchio made in Italy, rispetto a chi sceglie di delocalizzarne la catena produttiva. Un tale tipo di discorso sarebbe estremamente interessante anche per il Cadore, a garanzia dell'attività soprattutto di piccole industrie e artigianato".
(Fonte: Corriere delle Alpi)


