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L'occupazione nei distretti industriali italiani

L'occupazione nei distretti industriali italiani

Secondo uno studio elaborato dalla Fondazione Edison sulla base di dati Istat, nei dieci anni dal 1991 al 2001, i distretti rappresentano il nocciolo duro dell'occupazione industriale in Italia.

In base ai dati dell'ultimo Censimento rielaborati dalla Fondazione Edison, tra il 1991 e il 2001, considerando i 199 Distretti Industriali ufficiali Istat di piccole e medie imprese più altri 24 Distretti caratterizzati da una maggiore presenza di grandi imprese, l'occupazione manifatturiera nelle aree distrettuali italiane risulta aumentata dell'1,3% e ha superato i 2,5 milioni di addetti.

Per contro, gli addetti manifatturieri nel resto del Paese sono diminuiti del 14,5%, scendendo dai 2,8 milioni di unità del 1991 a circa 2,4 milioni di unità del 2001. Di conseguenza, il peso globale dei Distretti nell'occupazione manifatturiera italiana è salito nel periodo esaminato dal 47,6% al 51,8%.

In definitiva, i Distretti hanno rappresentato anche tra il 1991 e il 2001 un importante fattore di sviluppo e stabilità occupazionale e sociale, mentre nelle aree non distrettuali si è registrato un forte calo dei posti di lavoro nell'industria manifatturiera di circa 400.000 unità.

I Distretti hanno presentato una lieve flessione occupazionale tra il 1991 e il 1996 (-1,2%), con un recupero nel periodo 1996-2001 (+2,5%). Il resto dell'industria italiana ha invece accusato un calo più forte nel 1991-96 (-12,5%) seguito da un'ulteriore diminuzione nel 1996-2001 (-2,3%).

'Queste cifre', ha affermato Marco Fortis, Vice Presidente della Fondazione Edison e curatore dell'analisi, 'dimostrano quanto siano superficiali certi luoghi comuni che parlano di declino del modello distrettuale italiano. Che dovremmo dire allora del resto dell'industria nazionale, dove l'occupazione è letteralmente franata? I Distretti', precisa Fortis, 'hanno dovuto affrontare certamente grossi problemi dopo il 2001, a causa principalmente del supereuro e della concorrenza asimmetrica e sleale della Cina, che ha interessato pressoché tutti i settori tipici del made in Italy. Alcuni sistemi produttivi locali, specie nei settori del tessile-abbigliamento e delle calzature, stanno attraversando una difficile crisi. Sotto questo profilo i dati del Censimento 2001 da poco tempo divulgati dall'Istat, appaiono già un po' vecchi perché non fotografano il peggioramento attualmente in corso. Ma vi sono certamente anche decine di Distretti ancora in buona salute, specie nei comparti dell'arredo-casa e della meccanica leggera, che compensano le debolezze di altri. E ciò nonostante il cambio sfavorevole dell'euro e la sempre più diffusa piaga della contraffazione asiatica, che colpisce tutti i nostri settori di punta nel commercio con l'estero, ma che molti osservatori anche in Italia continuano colpevolmente a sottovalutare. Forse perché molti confondono la contraffazione con la mera imitazione dei prodotti, mentre qui stiamo parlando di un vero e proprio utilizzo illegale e sistematico dei marchi delle aziende italiane e dell'etichetta made in Italy'.

La Fondazione Edison ha analizzato in particolare un campione di 96 tra i maggiori Distretti attivi nei settori tipici del 'made in Italy' (moda, arredo-casa, meccanica leggera, articoli in gomma e materie plastiche). L'universo preso in esame riguarda 32 Distretti del Nord Ovest, 32 del Nord Est, 21 del Centro e 11 del Sud così ripartiti dal punto di vista settoriale: 45 del 'sistema moda' (tessile-abbigliamento, pelli-calzature, bottoni, oreficeria-gioielleria, occhialeria); 23 del 'sistema arredo-casa' (legno-mobilio, piastrelle ceramiche e ceramiche ornamentali, vetro, pietre ornamentali); 28 della 'meccanica, articoli in gomma e materie plastiche e altri settori'.

Nel 2001 nel campione dei 96 Distretti esaminati erano attive complessivamente 85.454 imprese, di cui 83.030 piccole (1-49 addetti), 2.349 medie (50-499 addetti) e 75 grandi (oltre 500 addetti).

Nei 96 Distretti erano occupati complessivamente 867.101 addetti, di cui 521.843 in piccole imprese, 259.725 in medie imprese e 85.533 in grandi imprese. Nel 2001 la media del numero di addetti per impresa è stata nel campione dei 96 Distretti analizzati di 10,1 addetti, in leggero aumento rispetto ai 9,9 addetti medi del 1996. Tra il 1996 e il 2001 è cresciuto il peso delle imprese medie e grandi sull'occupazione distrettuale complessiva (dal 37% al 39,8%) come conseguenza di una migliore capacità di crescita o di tenuta di tali imprese rispetto alle più piccole nel nuovo e più difficile scenario competitivo globale.

Nel 2001 il più importante Distretto italiano rimane quello di Prato-Firenze-Pistoia nel tessile-abbigliamento, con 58.221 addetti. Il distretto dell'occhialeria di Belluno-Padova si trova al tredicesimo posto con 17.064 addetti.

Di notevole interesse è l'analisi della variazione dell'occupazione dei principali 96 Distretti tra il 1996 (anno del Censimento intermedio dell'industria e dei servizi) e il 2001 (anno dell'ultimo Censimento). Nei 96 principali Distretti italiani si è registrato in tale periodo un contenuto calo globale degli addetti (-4%) nonostante la negativa performance di molti Distretti del tessile-abbigliamento e delle calzature.

Tra i 20 migliori Distretti per dinamica dell'occupazione tra il 1996 e il 2001 spiccano i casi di Rimini e Pesaro-Urbino nelle macchine utensili e per il legno (+62,1% e +43,1%, rispettivamente), dell'area Murgiana nei divani e legno (+59,7%), di Treviso-Pordenone e Alessandria negli articoli in materie plastiche (+28,2% e +22,1%), di Valenza nell'oreficeria-gioielleria (+27,3%), di Fabriano nelle cappe aspiranti per cucine e negli elettrodomestici (+16,4%) e di Pesaro-Urbino nel legno-mobilio (+14,4%).

Anche se tra i primi 20 migliori Distretti solo 5 appartengono al 'sistema moda', questo, nel suo complesso, continua a rimanere un pilastro dell'industria italiana con oltre 860.000 addetti occupati in totale nel 2001, sia nei Distretti sia in aree non distrettuali.

L'analisi della Fondazione Edison si conclude con una classifica relativa al 2001 dei primi 100 Comuni distrettuali nei settori del 'made in Italy' in termini di addetti. Il più grande comune distrettuale è Prato (con 23.351 addetti nel tessile-abbigliamento), seguito da Fabriano negli elettrodomestici e cappe aspiranti (11.587 addetti), Carpi nel tessile-abbigliamento (8.559 addetti), Montemurlo nel tessile-abbigliamento (8.422 addetti) e Fiorano Modenese nelle piastrelle ceramiche (8.070 addetti). Per quanto riguarda l'occhialeria, Agordo si trova all'ottavo posto, con 5.223 addetti e Padova al ventiquattresimo con 3.649 addetti.

'Con questa ricerca', ha affermato Umberto Quadrino, Presidente di Edison e della Fondazione Edison, 'abbiamo inteso dare un contributo serio e rigoroso allo studio dei Distretti industriali italiani, che restano un fattore fondamentale per lo sviluppo e il rinnovamento del nostro sistema produttivo, come ha più volte sottolineato negli ultimi mesi anche il Presidente Ciampi. Il modello di sviluppo italiano non è superato, ma va ammodernato e supportato adeguatamente in questo delicato processo di transizione. Occorrono innanzitutto azioni decise a livello europeo per tutelare il made in Italy, che è una risorsa fondamentale dell'Europa stessa, e misure di politica industriale per accrescere la capacità di innovazione e di internazionalizzazione dei nostri Distretti'.

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