
Made in Italy: lettera aperta a Ciampi e Berlusconi
Quattro associazioni rappresentative del Made in Italy della moda, Aimpes (Associazione Italiana Manifatturieri Pelli e Succedanei), Anci (Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani), Anfao (Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici) e Federorafi (Federazione Nazionale Orafi Gioiellieri Fabbricanti), hanno inviato all'inizio del mese di agosto una lettera aperta al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e al premier Silvio Berlusconi affinché siano presi duri provvedimenti contro la contraffazione dei prodotti italiani.
'Si tratta di un problema sotto gli occhi di tutti', scrivono i presidenti delle quattro associazioni. 'Occhiali, abiti, borse, pelletteria, accessori, scarpe, articoli sportivi, griffato e non, ma tutto rigorosamente taroccato, contraffatto, sono in vendita nelle nostre città, sui selciati delle chiese, davanti ai musei, sulle nostre spiagge', sottolineano nella lettera inviata per conoscenza anche al vicepremier Gianfranco Fini, al ministro delle attività produttive Antonio Marzano, al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e al presidente di Confcommercio Sergio Billé.
La lettera spiega che, secondo le stime della Guardia di Finanza, il giro di affari della contraffazione supera gli 1,5 miliardi di euro annui, causando una perdita annua di 200.000 posti di lavoro stimati nei diversi settori produttivi coinvolti. Nell'ultimo decennio, inoltre, il fenomeno ha avuto una crescita del 1.600%. 'Il contraffattore', si sottolinea nella lettera, 'incurante degli effetti deleteri della propria attività, tanto sulle imprese quanto sui consumatori, diffonde sul mercato prodotti di scarso livello qualitativo, che in alcuni settori (ad esempio l'occhialeria) si traduce in danni anche gravi alla salute degli utilizzatori'. Le associazioni aggiungono di non riferirsi solo alle famose firme della moda, ma anche alla falsa indicazione di 'made in Italy' che arreca 'danni a quelle aziende che vogliono continuare con tenacia a produrre in Italia'.
Nella lettera si specifica che sono stati apprezzati 'i provvedimenti in materia previsti dalla finanziaria, l'attività e l'impegno delle Dogane e della Guardia di Finanza, delle forze di Polizia, delle Polizie Municipali e di Confindustria', ma si aggiunge che 'i reati previsti per combattere la contraffazione sono da sempre, nelle diverse Procure, considerati non strategici, ancora ricompresi tra i reati contro la fede pubblica e purtroppo non contro il patrimonio dello Stato'.
Le associazione chiedono dunque 'un'implementazione e un miglioramento, vale a dire un adeguamento delle norme dalla formulazione ancora arcaiche alla nuova realtà economica del Paese', pur sottolineando come già 'la sola corretta applicazione di ciò che esiste porterebbe a dei risultati concreti, sarebbe il segnale di una importante volontà di adeguata tutela'. Per non essere più 'il primo Paese europeo di acquirenti di merce contraffatta'.