Anfao: il consiglio direttivo punta sulla modifica del regolamento doganale comunitario
Alla luce delle trasformazioni nella politica commerciale internazionale in ambito Wto, primo fra tutti l'ingresso della Cina, e in seguito al massiccio allargamento europeo, la marcatura d'origine è diventata sempre di più un'importante materia di discussione.
Il problema ha assunto e assume ancora più rilievo per il collegamento che esiste con un altro tema di scottante attualità nel panorama commerciale moderno: la contraffazione dilagante che proviene da paesi emergenti come la Cina e la Russia e di cui il 'Made in Italy' è il bersaglio principale.
A oggi, a livello mondiale (Wto), il criterio base delle regole d'origine è quello di considerare come originario lo stato in cui è avvenuta l'ultima trasformazione rilevante per il prodotto. In Europa, poi, a far fede è il Regolamento Doganale Comunitario 2454, in particolare il suo Allegato 11, in cui si afferma che il paese di produzione è quello in cui il prodotto è stato interamente fabbricato oppure quello in cui ha subito l'ultima trasformazione sostanziale economicamente giustificata.
Nella struttura dell'economia moderna è il secondo caso a essere quello più frequente e soprattutto quello dove esiste meno chiarezza in assoluto, dove è possibile avere diverse interpretazioni e dove, non è difficile rendersene conto, spesso i prodotti vengono trattati secondo la personale visione di chi di volta in volta è sottoposto al controllo.
Proprio per questo motivo, per rendere finalmente univoca l'interpretazione e aiutare anche le autorità predisposte al controllo, l'Associazione Nazionale Fabbricanti di Articoli Ottici, Anfao, è arrivata a formulare una proposta concreta da poter portare a condivisione dell'Associazione Europea di settore, Eurom 1, perché diventi, in un futuro prossimo, la base della posizione europea al tavolo dei lavori Wto.
Il punto fondamentale della proposta, che ha occupato per circa un anno la Commissione Made in Italy, creata appositamente in seno all'Associazione e coordinata da Renato Sopracolle, Vice Presidente Anfao con delega a piccola industria, territorio e 'made in', riguarda la definizione precisa di 'trasformazione sostanziale' per i prodotti ottici.
Nel corso dei lavori, la Commissione ha constatato subito che ci sono importanti fattori che determinano l'origine e che la normativa attuale non prende in considerazione: il design, la prototipazione, la progettazione, la ricerca, l'industrializzazione.
Alla luce di questi fatti, la Commissione ha concluso i suoi lavori mantenendo una posizione 'tecnica' che potesse dare gli strumenti necessari per arrivare a una deliberazione del Consiglio Direttivo di Anfao.Il 5 maggio il Consiglio Direttivo di Anfao, presieduto da Cirillo Coffen Marcolin, ha deciso di portare avanti l'ipotesi di modifica e integrazione del Regolamento Doganale Comunitario attraverso la definizione di una regola chiara per la semplice origine che possa essere inserita nell'allegato 11 dello stesso regolamento e prevedendo in aggiunta informazioni relative a design e progettazione.
In termini pratici, il Consiglio Direttivo di Anfao ha approvato una proposta tecnica, che definisce, per occhiali da sole e montature, a seconda dei diversi materiali, la fase di lavorazione a partire dalla quale il prodotto può essere definito 'Made in Italy'.
Per i vertici associativi la decisione raggiunta rappresenta un accordo importante tra le aziende del settore italiane impegnate nella difesa della produzione, della qualità e dell'originalità dell'occhiale italiano.
I passi successivi spettano adesso all'Associazione Europea di settore, Eurom 1, che dovrà farsi carico di portare avanti la proposta in sede comunitaria per ottenere in tempi rapidi la modifica dell'allegato 11 del Regolamento Doganale 2454, poiché, ricordiamo che solo Eurom 1, quale rappresentanza delle associazioni europee dell'industria dell'occhialeria, è abilitata a trattare presso la Commissione Europea la materia in questione.



