Precisazioni sul Made in extra UE
In merito all'articolo apparso in data odierna, 1 marzo 2005, sul Gazzettino di Belluno, 'Occhialeria fuori dal Made in Italy' a firma Lauredana Marsiglia, l'Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici, Anfao, ritiene opportuno specificare che:
- il Made in Italy esiste ed è regolato da apposite leggi, e nessuno che rispetti tali normative oggi vigenti può 'essere fuori';
- il Made in Extra UE è l'argomento in questione (non il Made in UE) e, per maggior chiarezza, è una normativa chiesta con forza dal Governo, da Confindustria e da molte Associazioni italiane, che vuole porre l'obbligo di marcatura d'origine per le merci prodotte integralmente fuori dalla Comunità Europea al momento della loro importazione in Europa;
- l'Anfao, che rappresenta oltre 100 aziende italiane del settore dalle più grandi per finire alle piccole e medie imprese, da tempo è in prima linea nella difesa del 'Made in Italy' e di tutti i valori che esso significa, ed è stata in prima linea anche nella richiesta di inserimento dell'occhialeria nel made in Extra UE;
- Anfao è sempre stata presente e si è spesso fatta promotrice di numerose azioni e iniziative con l'obiettivo unico e strategico di tutela, sostegno e promozione del Made in Italy da un lato e della lotta alla contraffazione dei falsi made in Italy dall'altro.
Nello specifico caso della normativa europea sulla marcatura d'origine e la conseguente proposta della Commissione di marcatura per i beni provenienti dai paesi extra-UE, in particolare, Anfao, in relazione alle dichiarazioni riportate dall'On. Fistarol, tiene a precisare quanto segue:
- sin dall'inizio Anfao è stata tra le associazioni che ha promosso e spinto con costante impegno e determinazione per arrivare a questo tipo di provvedimento presso tutte le sedi competenti a livello nazionale ed europeo:
1. Attraverso Confindustria e attraverso l'apposito team del Ministero delle Attività Produttive guidato dallo stesso viceministro Urso, il lavoro di lobby per tentare almeno di far arrivare la Commissione a una sua proposta sull'argomento non si è mai fermato e ha raggiunto un successo importante se solo si pensa che fino a un anno fa non esisteva nulla in materia; così, quando è stato chiaro che l'approccio adottato sarebbe stato quello settoriale, è incominciato un lavoro parallelo per far includere anche il settore dell'occhialeria che ha visto ancora in Confindustria e Map degli alleati fondamentali
2. Di concerto con le altre associazione del Made in Italy si sono coinvolti anche i consumatori, puntando alla necessità di chiarezza e conoscenza sui prodotti immessi in commercio per una maggior tutela di tutti e anche qui abbiamo ottenuto consensi importanti
3. In mancanza di una precisa espressione da parte della Federazione Europea dei fabbricanti di articoli ottici (Eurom1), Anfao ha cercato il coinvolgimento della Federazione Europea degli Ottici (Ecoo) che ha chiesto ufficialmente alla Commissione l'inserimento dell'occhialeria e inizialmente l'aveva ottenuto.
- Al fine dell'inserimento dei settori nella proposta di legge, la Commissione Europea, nella Direzione Commercio, ha, tuttavia, per procedure legislative consolidate, tenuto conto delle indicazioni delle Federazioni Europee di settore che sono state oggetto di audizione. Tra queste Eurom1, per l'occhialeria, ha fornito parere contrario, nonostante l'opposizione di Anfao al suo interno.
- Va sottolineato che la commissione non ha tenuto presente nemmeno l'ulteriore tentativo fatto attraverso Confindustria, che con un solido Position Paper, a cui anche Anfao ha lavorato, prevedeva di tener conto del criterio di rappresentatività della produzione italiana che per l'occhialeria rappresenta oltre il 60% di quella europea.
Vogliamo quindi osservare che la 'mancanza di accordo tra le imprese' a cui ha fatto riferimento il Viceministro Urso è da intendersi come mancanza di accordo tra le imprese Europee del settore e non nello specifico alle aziende italiane.
A fronte, infatti, della richiesta delle aziende italiane il resto dell'industria europea del settore si è dimostrata totalmente disinteressata al provvedimento all'inizio e contraria successivamente e lo ha espresso in sede europea attraverso Eurom1.
Quindi, la richiesta dell'Onorevole Fistarol dei 'nomi delle aziende che hanno fatto saltare l'accordo', così come si evince dall'articolo del Gazzettino, appare quanto mai fuori luogo se indirizzata alle aziende italiane del settore, da sempre compatte e in prima linea nella difesa del 'Made in Italy' e da sempre favorevoli a provvedimenti che lo sostengano e lo promuovano.



