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Urso: Anfao ha fatto il possibile per l'obbligatorietà del marchio extra UE

Urso: Anfao ha fatto il possibile per l'obbligatorietà del marchio extra UE

Il viceministro alle attività produttive Adolfo Urso ha inviato ieri una lettera al direttore dell'Unione Artigiani di Belluno, Walter Capraro, al direttore della Derby di Santo Stefano di Cadore, Ezio Da Rin e al quotidiano Il Gazzettino nella quale ha raccontato i retroscena della lunga trattativa per cercare di inserire anche l'occhialeria tra i settori economici da tutelare.

Ecco il testo della lettera:

«Scrivo a voi in quanto promotori della richiesta di attenzione in merito all'inserimento dell'occhialeria fra i settori per i quali introdurre l'obbligo di marcatura d'origine per i prodotti extraeuropei, richiesta che state avanzando mediante una raccolta di firme ed una petizione da indirizzare alla mia attenzione.

Desidero innanzitutto ringraziarvi, in quanto avete scelto un metodo che è indice di alto senso civico e di strenua volontà di difesa degli interessi di migliaia di lavoratori, ed in secondo luogo fornirvi le risposte che avete chiesto, augurandomi che possiate farvene portavoce presso tutti gli operatori del settore ed i firmatari del vostro appello.

Premesso che l'azione che sto portando avanti fin dal luglio 2003 mirava all'introduzione dell'obbligo di etichettatura d'origine per tutti i prodotti extraeuropei che venissero immessi in libera pratica all'interno del mercato comunitario, abbiamo con il tempo dovuto prendere atto che, per avere la necessaria maggioranza degli Stati membri favorevole alla nostra proposta, essa avrebbe dovuto limitarsi ad imporre tale obbligo non su tutti i prodotti, ma solo su quelli di determinati settori industriali. Ha avuto inizio a questo punto una nuova fase di negoziazione a livello europeo per individuare quali dovessero essere questi settori, ed ovviamente l'Italia ha posto nella lista anche il settore dell'occhialeria, riuscendo ad ottenere dalla Commissione, al termine della fase negoziale, che la proposta di introduzione dell'obbligo di marcatura riguardasse in tutto i prodotti di 9 settori industriali, tra cui anche l'occhialeria, oltre ad esempio al tessile, all'abbigliamento ed alle calzature.

Vorrei sottolineare quanto, in questo lavoro diplomatico, noi si sia lavorato come un'unica squadra, molto compatta, insieme alle rappresentanze industriali e sindacali, dando a Bruxelles un'immagine nuova dell'Italia, sfatando il luogo comune di un'Italia capace di procedere solo in ordine sparso. Su questo tema non è accaduto: abbiamo dimostrato di essere un vero sistema-Paese, in grado di piegare le resistenza di Paesi importanti come la Germania ed il Regno Unito. Colgo quindi l'occasione per ringraziare nuovamente - ed a voce alta - l'Anfao e le rappresentanze sindacali per il lavoro che hanno svolto insieme a noi.

A questo punto la procedura imponeva che la Commissione acquisisse il parere delle associazioni di categoria europee dei 9 settori interessati, e con mia grande sorpresa e rammarico la federazione europea dei fabbricanti di articoli ottici (Eurom) ha espresso parere negativo in merito all'introduzione dell'obbligo di marcatura d'origine. Così facendo, ha determinato l'uscita dell'occhialeria dalla lista dei 9 settori, che si sono ridotti di numero. E questo nonostante l'Anfao , che all'interno di Eurom rappresenta l'Italia, che a sua volta rappresenta oltre il 60% della produzione europea di articoli ottici, abbia condotto un'incessante campagna a favore della proposta avanzata dal Governo italiano.

E desidero evidenziare come l'Anfao (che in alcune dichiarazioni che ho avuto modo di leggere viene dipinta come l'associazione che cura gli interessi delle grandi aziende, non curandosi delle necessità di quelle piccole, con una interpretazione che travisa totalmente la realtà dei fatti) non si sia limitata - per così dire - ad 'accettare la sconfitta'. No. Ha cercato altre strade per far pervenire alla Commissione il necessario parere positivo da parte di una qualificata rappresentanza europea di produttori del settore, coinvolgendo la federazione europea degli ottici (Ecoo) e contemporaneamente istituendo un'azione di lobbing a livello europeo a favore del principio che in queste consultazioni le federazioni europee non dovessero limitarsi a deliberare a maggioranza dei paesi rappresentati, ma a maggioranza della produzione sul totale europeo: in tal modo la produzione italiana dell'occhialeria, che come detto supera abbondantemente la metà più uno della produzione europea, avrebbe avuto la decisione finale in merito alla proposta oggetto di discussione.

È un criterio che stiamo cercando di far valere per ognuno dei 9 settori, ed il Governo appoggia totalmente l'Anfao in questa battaglia. Mi auguro che il quadro sia adesso più chiaro, e che quindi abbiate compreso che non devo essere io il destinatario del vostro appello, ma casomai l'Eurom. E così come a livello generale abbiamo saputo dare un'immagine di sistema-paese compatto, vi esorto a raccordarvi con Anfao per compiere tutte le azioni di pressione in sinergia con loro, per consentire anche al settore dell'occhialeria italiana di presentarsi in sede europea con quella massa critica che ha consentito di ottenere il successo negli altri settori».

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