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Ieri prima uscita a Treviso del nuovo co-CEO Massimiliano Tabacchi

Ieri prima uscita a Treviso del nuovo co-CEO Massimiliano Tabacchi

La terza generazione che sale sul ponte di comando di Safilo ha un obiettivo preciso. «Rifocalizzare l'impegno della società su sviluppo industriale e commerciale». Così Massimiliano Tabacchi, che il 3 agosto prossimo diventerà co-amministratore delegato del gruppo dell'occhialeria inquadra la svolta al vertice che ha portato all'uscita di scena di Roberto Vedovotto e alla cooptazione nel Cda di Claudio Gottardi (futuro amministratore delegato) e dello stesso Massimiliano, figlio di Vittorio Tabacchi.
Trentacinque anni, attivo da tempo all'interno del gruppo (dalla direzione di stabilimento alla responsabilità dell'area R&S e sport), Massimiliano Tabacchi si appresta a compiere l'ultimo passo prima di raccogliere l'eredità di Safilo dal padre Vittorio.

Come nasce questa svolta che affida a lei e a Gottardi la gestione del gruppo?
«Dopo cinque anni di ristrutturazione finanziaria, gestita egregiamente da Roberto Vedovotto, ora l'azienda vuole tornare alle origini. Dal 1934 siamo un'azienda industriale. Vogliamo tornare a rifocalizzarci su sviluppo industriale, di prodotto e miglioramento del marketing. Claudio Gottardi è il manager giusto per questo compito».

E lei si sente più manager di Safilo o figlio del presidente del gruppo?
«Sicuramente più manager. Da tempo vivo e mi impegno in azienda, mi piace il mio lavoro. Forse avrei potuto fare un altro tipo di vita, ma ho preferito lavorare per il gruppo. Insomma, sono uno di quelli che il lunedì arriva contento in azienda».

Quanto, in questa svolta, hanno influito le performance del titolo in Borsa?
«Il mercato, forse, aveva dei dubbi sulla continuità aziendale. Ma ripeto, il segnale fondamentale che è stato dato è che Safilo ha concluso il suo turnaround. Grazie a questo processo abbiamo risorse da investire e una maggiore dimensione aziendale».

Un segnale che il mercato sembra aver recepito.«Se escludiamo il calo odierno (ieri -2,2%, ndr), che però è figlio di una tendenza ribassista generalizzata in Borsa, il titolo sta crescendo. Sono assolutamente convinto che la quotazione del titolo salirà ancora.
L'azienda è in salute e il mercato, nel medio termine, lo riconoscerà».

I conti crescono?
«Posso dire che le previsioni per il 2006 sono in linea con il primo trimestre (fatturato in salita del 7,5% ed Ebitda a più 9,1%, ndr)».

Che valore ha oggi l'impresa familiare?
«Sono convinto che la struttura familiare possa rappresentare un plus se gestita correttamente. Ovvero se l'imprenditore ha il coraggio di dare fiducia ai manager. Safilo rappresenta un esempio in questo senso».

Quale sarà la nuova strategia di Safilo sui marchi?
«Per quanto riguarda quelli in licenza stiamo lavorando con Armani per arrivare a produrre una linea con il marchio Armani Exchange. Inoltre stiamo investendo molto sulle linee commercializzate a marchio proprio sia nell'area sport, con Smith e Carrera, sia nell'ottica con Carrera, Safilo, Oxydo e Blue Bay. Rispetto a possibili acquisizioni di marchi, siamo aperti a valutare le opportunità che si presenteranno».

A quali mercati guardate con maggior interesse?
«Sicuramente il Far Est, un'area che sia per caratteristiche fisiologiche degli abitanti, mediamente più miopi, sia per numeri ha una potenzialità enorme».

La maggior parte della vostra produzione è made in Italy, sono previsti cambiamenti di rotta?
«Per l'alta gamma il made in Italy è un fattore determinante».

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