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Presentati presso la sede di Certottica i primi risultati del progetto “Occhio al Bio!”.

Presentati presso la sede di Certottica i primi risultati del progetto “Occhio al Bio!”.

La settimana scorsa sono stati presentati gli esiti preliminari del progetto “Occhio al Bio!”, sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica (DICAM) dell’Università degli Studi di Trento in collaborazione con Certottica e vincitore, nel 2020, del bando “Ricerca & Sviluppo – Opportunità per le imprese” promosso da Fondazione Cariverona in partnership con Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

Le premesse che tre anni fa ne hanno guidato la genesi e la stesura partivano dall’evidenza che nel comparto occhialeria non ci fossero ancora molte realtà interessate a realizzare linee di articoli specificamente basati sulle bioplastiche. E questo essenzialmente a causa della carenza di riferimenti normativi in materia. Oggi le aziende del settore, sempre pronte a intercettare i venti di cambiamento, hanno compiuto importanti passi avanti in tal senso, dimostrandosi particolarmente sensibili nei confronti dell’argomento. Con “Occhio al Bio!” ci si propone dunque di supportarle ulteriormente e di compiere un altro significativo step verso l’innovazione, stabilendo una simbologia atta a consentire l’immediato riconoscimento di un prodotto “bio-based” e di individuare metodologie efficaci per la corretta gestione del suo fine-vita, in linea con le nuove politiche ambientali europee e con l’Agenda per lo sviluppo sostenibile 2030.

I dati relativi alle fasi iniziali di “Occhio al Bio!”, resi noti nel corso di un workshop tenutosi presso la sede di Certottica a Longarone alla presenza di vari relatori dell’Ateneo trentino e di una rappresentanza della Fondazione Cariverona, sono piuttosto interessanti:  da una parte è stata scattata una prima fotografia delle plastiche e bioplastiche ad oggi più comunemente utilizzate dalle aziende, dall’altra sono stati evidenziati i risultati intermedi relativi alla valorizzazione e al fine vita di alcune particolari bioplastiche impiegate nell’occhialeria, nell’ottica futura di trattarle all’interno di specifici impianti dedicati. Degna di nota anche la possibilità, messa in luce durante l’incontro dagli esperti del Green Tech Italy e di Innoven Srl, di avviare una filiera industriale circolare per alcune plastiche e produrre bioplastiche a partire dagli scarti agricoli; queste ultime entrerebbero così a pieno titolo nel novero dei nuovi potenziali materiali a disposizione del settore eyewear.

All’evento hanno partecipato, in qualità di auditori, diverse imprese del comparto.

I commenti degli attori del progetto

Luca Fiori, responsabile scientifico del progetto e coordinatore del Green Processes Engineering Lab dell’Università di Trento (DICAM), si dice molto soddisfatto dei risultati fin qui raggiunti dal progetto: «Abbiamo messo a servizio del progetto le nostre competenze ingegneristiche per quanto riguarda il fine vita di biomasse residuali e rifiuti organici. Ci siamo occupati, in particolare, di come trasformare rifiuti di materiale bioplastico del settore dell’occhialeria (montature, lenti, scarti di lavorazione) in energia e “materie prime seconde” – cioè scarti di produzione o di materie derivanti da processi di riciclo da re-immettere nel sistema economico come nuove materie prime. Abbiamo operato su cinque diverse matrici a base biologica tipiche del settore dell’occhialeria: una formulata partendo da amido di mais, un’altra da caseina del latte, due acetati di cellulosa, una poliammide e abbiamo riscontrato differenze importanti in termini di (bio)degradabilità dei materiali. Trattati in condizioni di acqua liquida a temperature adeguate (dai 180 ai 250 °C), alcuni di essi sono risultati utilizzabili per la generazione di biometano ed altri si sono convertiti in composti chimici di interesse – detti platform chemicals – per la produzione di nuove bioplastiche.

Un ringraziamento particolare va a Certottica e a Fondazione Cariverona che ha finanziato il progetto. Insieme agli ingegneri Giulia Ischia e Filippo Marchelli del nostro laboratorio, hanno collaborato al progetto anche altri dipartimenti dell’ateneo trentino, da Fisica a Ingegneria Industriale, e altri istituti di ricerca come la Fondazione Edmund Mach che hanno aggiunto ulteriori competenze specifiche e complementari”.

Conclude Corrado Facco, Amministratore Delegato di Certottica Group: “ Sostenibilità è un concetto che racchiude una vera e necessaria rivoluzione rispetto a come l’umanità, nel suo complesso, ha finora interpretato la propria presenza sul pianeta Terra. La cosiddetta transizione ecologica è indilazionabile, a tutti i livelli. Certottica Group, hub di competenze pluridisciplinari che per suo dna è vocato all’innovazione e alla ricerca ed è da trent’anni punto di riferimento del miglior saper fare nel settore dell’eyewear - per il quale il Made in Italy è riconosciuto come leader indiscusso - ha messo al centro della sua agenda strategica una serie di iniziative concrete, come quella molto importante oggi presentata sulle plastiche e bioplastiche, per offrire nuove opportunità al sistema delle imprese, nazionali e non solo. Contestualmente, in stretta collaborazione con ANFAO, Certottica Group sta sviluppando un nuovo sistema di valutazione dell’LCA del prodotto occhiale, che consentirà a breve di rendere disponibili disciplinari e regole oggettive di valutazione e benchmark per un sistema di certificazione volontaria delle diverse collezioni di occhiali o loro componenti, secondo standard internazionali riconosciuti. Un altro passo concreto e davvero strategico per l’innovazione del bello e ben fatto, in linea con i macrotrend di altri comparti del fashion”.
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