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Waiting for MIDO 2024: Caroline Abram

Waiting for MIDO 2024: Caroline Abram

Dal 3 al 5 febbraio 2024 si accenderanno i riflettori su MIDO, leader mondiale tra i tradeshow dedicati all’eyewear. Per tre giorni gli stakeholder provenienti da tutti e cinque i continenti incontreranno a Fieramilano Rho le realtà del comparto che rappresentano l’intera filiera del settore occhialeria in un contesto ad ampio respiro internazionale.

WMIDO darà voce ad alcuni tra gli espositori di MIDO 2024. Il protagonista dell’intervista di oggi è Caroline Abram, founder di Caroline Abram.

 

La sostenibilità è indubbiamente un tema di estrema attività, nato dalle esigenze di elevare lo scopo delle realtà imprenditoriali per contemplare un futuro migliore per tutti. Questa tematica è molto sentita anche da MIDO che, oltre ad essere impegnata in prima linea come organizzazione, ha creato dei premi ad hoc: CSE Award - Certified Sustainable Eyewear che valuta la sostenibilità dei prodotti eyewear a livello internazionale e Stand Up For Green – pensato per gli stand che si distinguono per l’attenzione all’ambiente. Come si pone la sua società nei confronti di questa tematica? Quali sono le attività che svolgere per sostenere il futuro del pianeta?

La sostenibilità è assolutamente una questione cruciale sia per le generazioni presenti che per quelle future, e il settore dell’occhialeria ha adottato un approccio proattivo sviluppando soluzioni innovative in grado di migliorare la sostenibilità del comparto. I produttori hanno adottato nuovi materiali e processi produttivi in grado di limitare la generazione di rifiuti, ridurre l’impiego di energia e migliorare la longevità dei prodotti. È in corso un perfezionamento dei sistemi di approvvigionamento al fine di limitare le emissioni di carbonio, accorpando quanto più possibile le forniture di materiali e le spedizioni dei prodotti per ridurre al minimo i riordini e garantire la disponibilità delle scorte secondo le necessità.

Nel 2018 abbiamo spostato la sede in un nuovo edificio, appositamente progettato per sfruttare al massimo l’energia solare, potendo così contare su riscaldamento e raffrescamento convenienti in inverno e in estate.

Penso che la sostenibilità non sia solo una questione cruciale a livello globale, bensì anche una scelta di semplice buon senso e, in quanto tale, dovrebbe essere una componente fondamentale di ogni azienda.

 

I giovani sono il nostro futuro. Essergli vicino e rispondere alle loro esigenze, non è sempre facile. MIDO, in questo senso, cerca sempre di essere al passo con i tempi e sperimentare: è stata la prima fiera del settore ad avere un magazine digitale, a utilizzare un’app dedicata, la prima a creare una piattaforma digitale per rispondere immediatamente alla crisi Covid. Nel 2024 è stata anche la prima del settore a creare una campagna di comunicazione utilizzando l’IA. La sua azienda come cerca di raggiungere i più giovani?

I giovani, spesso definiti Generazione Z, sono i nostri nuovi clienti e giocheranno senza dubbio un ruolo nel decretare i successi e i fallimenti dell’occhialeria nei prossimi anni. La nostra comunicazione si evolverà per andare incontro alle esigenze di questo nuovo pubblico; l’IA potrebbe essere uno strumento utile per fornire le informazioni richieste dai giovani. Il pubblico più giovane bada molto al prezzo, dato che spesso ha un potere d’acquisto limitato e, con le sue poche entrate, deve far fronte a molte necessità.

Per rivolgermi alla Generazione Z ho realizzato Blush, una collezione unica, colorata e adatta a tutte le tasche, in grado di donare un tocco di gioia e freschezza come una pennellata di blush.

Stiamo anche cercando di capire come sfruttare e amplificare l’impatto dei social media, perché risulta che, nel settore dell’occhialeria, solo il 3% dei clienti identifica i social come un fattore che contribuisce alla decisione di acquisto. La percentuale tende a crescere tra i giovani acquirenti e ciò potrebbe indicare la possibilità di aumentare l’impatto di questo canale.

Siamo ben consapevoli di non dover trascurare le esigenze dei giovanissimi e tantomeno quelle dei loro genitori, che spesso sono preoccupati all’idea che i propri figli abbiano bisogno di occhiali o ausili visivi. Se un bambino porta con orgoglio il proprio occhiale, sfoggiandolo come un accessorio alla moda apprezzato per l’estetica e il design in grado di riflettere la sua personalità, da grande amerà gli occhiali e li considererà qualcosa di più di un semplice strumento per correggere un difetto visivo.

È con questa visione che, nel 2014, ho ideato e fondato il brand “Tête à lunettes”, ispirato ai look mini-me. Volevo divertirmi creando modelli coordinati madre-figlia e padre-figlio per genitori e bambini tra i 5 e i 12 anni.

 

Un tema ‘caldo’ del 2023 è l’utilizzo sempre più diffuso dell’IA. Anche MIDO, come dicevamo, l’ha utilizzata, in supporto alla creatività umana, per realizzare la prima campagna di comunicazione del settore. Qual è la sua posizione nei confronti di questa tematica? L’ha utilizzata per la sua realtà produttiva o pensa di farne uso nel futuro? 

Come accennavo prima, l’IA è una delle opzioni che stiamo prendendo in considerazione per quanto riguarda il futuro della nostra comunicazione visiva. L’IA è un ottimo strumento che probabilmente cambierà il nostro modo di lavorare nei prossimi 5, 10 anni, ma per essere usato correttamente necessita di persone competenti.

Non sono contraria o a favore. Come tutte le innovazioni, all’inizio spaventerà qualcuno e probabilmente a un certo punto entrerà a fare parte della quotidianità. Essere tra i primi a utilizzarla è emozionante, e non vedo l’ora di scovare ambiti di applicazione in cui l’IA possa davvero portare qualcosa di nuovo nel settore.

 

Cosa significa oggi progettare occhiali e accessori all'avanguardia? Quale messaggio volete trasmettere con i vostri prodotti?

Il design è una dimensione personale: alcuni occhiali e accessori sembreranno rivoluzionari ad alcuni e banalissimi ad altri. Per me è una questione d’ispirazione. Non sono avanguardistica nelle forme perché mi rifaccio soprattutto agli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, però cerco di essere innovativa nel considerare la montatura come un elemento unitario. Per me è fondamentale lavorare il materiale e i colori assieme così da valorizzarli entrambi.

Dal mio punto di vista, gli occhiali sono parte dell’identità di una persona. Non riesco a vedermi senza occhiali, fanno parte di ciò che sono e per me sono più di un semplice accessorio. La visione e il messaggio che voglio trasmettere è che gli occhiali dovrebbero aiutarci a stare meglio con noi stessi! Dovrebbero permetterci di rivelare i lati della nostra personalità che più desideriamo mostrare. Gli occhiali dovrebbero esaltare la nostra bellezza e il nostro particolare “non so che”, non essere uno scudo dietro cui nasconderci!

 

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