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Waiting for MIDO 2024: Faboor

Waiting for MIDO 2024: Faboor

Dal 3 al 5 febbraio 2024 si accenderanno i riflettori su MIDO, leader mondiale tra i tradeshow dedicati all’eyewear. Per tre giorni gli stakeholder, provenienti da tutti e cinque i continenti, incontreranno a Fieramilano Rho le realtà del comparto che rappresentano l’intera filiera del settore occhialeria in un contesto ad ampio respiro internazionale.

WMIDO darà voce ad alcuni tra gli espositori di MIDO 2024. Il protagonista dell’intervista di oggi è Moreno Manfroi, Legale Rappresentante della Manfroi Activity, owner del marchio Faboor.

 

La sostenibilità è indubbiamente un tema di estrema attività, nato dalle esigenze di elevare lo scopo delle realtà imprenditoriali per contemplare un futuro migliore per tutti. Questa tematica è molto sentita anche da MIDO che, oltre ad essere impegnata in prima linea come organizzazione, ha creato dei premi ad hoc: CSE Award - Certified Sustainable Eyewear che valuta la sostenibilità dei prodotti eyewear a livello internazionale e Stand Up For Green – pensato per gli stand che si distinguono per l’attenzione all’ambiente. Come si pone la sua società nei confronti di questa tematica? Quali sono le attività che svolgere per sostenere il futuro del pianeta?

Abbiamo affrontato la tematica con l’impiego per i nostri occhiali dell’Ergal, una lega di alluminio. Si tratta di un alluminio pregiato, utilizzato in Formula 1, nel settore aerospaziale, in quello motociclistico… inoltre è impiegato per realizzare i ganci in sicurezza per le arrampicate.

L’idea è nata perché cercavamo un materiale che fosse, appunto, riciclabile, durevole, di qualità e permettesse eventuali riparazioni degli occhiali. Mi spiego meglio: la montatura non viene verniciata ma anodizzata, quindi il colore viene assorbito e, in caso di graffi, non è soggetto al fenomeno di sfogliatura tipico della verniciatura; con l’anodica vengono infatti creati pori che accolgono il pigmento, generando così i processi di assorbimento e indurimento. Questa attività è realizzata all’interno dell’azienda.

 

I giovani sono il nostro futuro, ne parlavamo prima anche in ambito di sostenibilità. Essergli vicino e rispondere alle loro esigenze, non è sempre facile. MIDO, in questo senso, cerca sempre di essere al passo con i tempi e sperimentare: è stata la prima fiera del settore ad avere un magazine digitale, a utilizzare un’app dedicata, la prima a creare una piattaforma digitale per rispondere immediatamente alla crisi Covid. Nel 2024, come dicevamo prima, è stata anche la prima del settore a creare una campagna di comunicazione utilizzando l’IA. La sua azienda come cerca di raggiungere i più giovani?

Per parlare ai giovani ci vogliono i giovani e ho scelto come strumento i social, che gestisce mio figlio Daniel di 21 anni insieme a Veronica, nostra collaboratrice sua coetanea.

Dietro il loro lavoro c’è uno studio per far sì che vengano raggiunti sia il cliente finale sia l’ottico.

 

Un altro tema ‘caldo’ del 2023 è l’utilizzo sempre più diffuso dell’IA. Anche MIDO l’ha utilizzata, in supporto alla creatività umana, per realizzare la prima campagna di comunicazione del settore. Qual è la sua posizione nei confronti di questa tematica? L’ha utilizzata per la sua realtà produttiva o pensa di farne uso nel futuro?

è una tematica che non abbiamo ancora affrontato: è un mondo tutto da studiare perché in continuo sviluppo e credo che non ci si possa approcciare senza cognizione di causa.

Ci sono ovviamente settori con molte potenzialità che la stanno utilizzando, soprattutto nel comparto grafico. Ad oggi, anche come marchio, siamo molto artigianali: disegniamo a mano e realizziamo i nostri occhiali artigianalmente. Questo però non ci impedisce di essere curiosi verso la tematica anche se al momento non fa parte dei nostri progetti futuri.

 

Attraverso quali elementi il vostro brand Faboor si fa portavoce del Made in Italy?

Sembrerà banale ma credo che l’elemento per ‘fare Made in Italy’ sia la collocazione dell’azienda in Italia. Ovviamente sarebbe stato più facile per noi delocalizzare la produzione, ma abbiamo deciso di scommettere sugli artigiani del nostro territorio.

Tra le attività su cui stiamo puntando ci sono infatti le visite nella nostra realtà: è un modo per trasmettere il nostro saper fare, la nostra capacità di produrre e creare.

In generale, noi italiani non siamo molto bravi a difendere il Made in Italy… Viviamo immersi nell’arte e non siamo consci del valore che ci circonda e della necessità difendere il nostro DNA, il nostro patrimonio culturale e artistico.

Inoltre, l’idea base è trasmette ai giovani della nostra azienda i 40 anni di esperienza che abbiamo alle spalle; per farli appassionare devono vedere e vivere tutto il progetto. In generale, credo che un’azienda senza una filosofia sia un incubatore vuoto.

Ho vinto la scommessa? Direi di sì perché siamo una realtà in crescita.

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